
Mia figlia nonostante i suoi diritti è tenuta in gabbia. Una gabbia virtuale fatto dagli adulti che non le garantiscono i suoi diritti. Come il diritto di poter videochiamare il padre distante mille chilometri. Lei ormai ha 7 anni e mezzo e sa benissimo usare la tecnologia ma la madre non la installa e la permette pur potendolo fare.
Condivido con voi la lettera che invierò alla mia ex moglie, al giudice della separazione giudiziale, agli Assistenti Sociali, alla CTU, agli avvocati e virtualmente a mia figlia, ancora troppo piccola per essere catapoltata nelle battaglie degli adulti.
Ma questa lettera è di fatto indirizzata al suo cuore. Lotto con gli ostruzionismi dei grandi per poter amare il suo cuore e darle quello che ogni bimbo ha bisogno. La vicinanza e l’amore di suo padre.
Combatto ormai da 5 anni per riuscire a far installare la linea internet che permetterebbe videochiamate con mia figlia distante 1000 km e che mille scuse e ritardi non hanno permesso ancora di fare.
Oggi la tecnologia permette di essere più vicini a chi amiamo anche se siamo distanti fisicamente. Permette di riavvicinare cuori distanti, permette di alleviare le sofferenze di una mancanza. Basta volerlo.
Il genitore che si oppone o ritarda questo diritto inalienabile di ogni figlio di essere vicino all’altro genitore commette un crimine contro la fanciullezza, oltre che alle leggi dello stato che tutelano la bigenitorialità. Vi sono varie sentenze che sanciscono questo diritto del figlio e del genitore distante. L’importante è avere la volontà di applicare le leggi e tutelare davvero i bimbi nelle separazioni conflittuali.
A voi cari amici lettori le mie parole di
tristezza e degno in questa battagli per ottenere questa vicinanza.
Un caro abbraccio a chi mi capisce e mi sostiene in questa battaglia per poter fare il padre.
La mia piccola micia è in attesa di poter guardare un video dove vedere papà sorridente e non una triste finestra vuota!
“A volte fa fatica anche una lacrima a scendere giù nonostante un dolore immenso. Troppe attese dietro gli ostruzionismi di chi dice di favorire i rapporti tra un padre ed una figlia lontana ma che invece da anni fa di tutto per ostacolarli.
Gioie negate ed un tempo che passa e se ne va e non tornerà mai più. Ecco come rovinare l’infanzia di mia figlia ed il mio diritto di farne parte, rendendomi uno spettatore malinconico appeso ad una voce quando invece potrei almeno vedere il viso della mia bambina crescere.
Tanti sogni rimandati e quel dolore che voi non sapete cos’è perché non avete mai perso o non vi hanno mai sottratto un figlio!
A mia moglie, ai suoi avvocati, ai professionisti coinvolti in questa vicenda terribile di separazione vi darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedete, vi darei il mio cuore per vivere il mio dolore. Un dolore creato dalla distanza ma anche dalla vostra ostinazione a non permettere di vedere mia figlia con la tecnologia che oggi permette di essere quasi al suo fianco con una videochiamata.
C’è chi dimentica. Io e mia figlia non potremo dimenticare i silenzi e i vuoti che adulti senza cuore hanno creato. Ci avete tolto l’energia, l’allegria che solo una videochiamata di un genitore distante possono dare, per poter strappare qualche sorriso alla propria bimba.
Avete ucciso per anni quel sogno di poter far volare la propria bimba anche con 1000 chilometri di distanza, uccidendo il sogno di togliere quel peso sul cuore. Perché anche voi se aveste un figlio lontano e non poteste vederlo spesso vorreste nascondere le nubi della distanza e creare anche solo per qualche minuto al giorno un arcobaleno di colori per farla sorridere.
Nei giardini del mio cuore, dove sono mancati migliaia di abbracci ed il piacere di stringere tra le braccia la propria figlia ogni giorno, voi siete responsabili di aver negato per anni e negare tutt’oggi il piacere almeno di vederla. Avete negato il diritto di sorreggere ed aiutare mia figlia con un sorriso.
Siamo noi adulti i responsabili di questo sfregio, che pur potendo, neghiamo. Il peso di questa responsabilità morale verso una bimba indifesa è di chi dice di voler fare e non fa.
E se anche pensate di esser soli, sappiate che c’è qualcuno che vi guarda e giudicherà alla fine, ed oltre al giudizio finale a cui noi tutti saremo chiamati a rispondere, c’è un giudizio deontologico terreno.
Per me arriverà un giorno un luogo dove nessuno potrà dividere un amore di padre e nessuno potrà decidere per noi. Lì, senza paure e con il sole, il nostro grande amore potrà dar luce finalmente a tutti i nostri sogni, e nessuno potrà toglierceli.
Chiedo a mia moglie e al suo avvocato quando installerà questa linea internet che permetterebbe a me e mia figlia finalmente di vederci. Invece dei silenzi e delle scuse che si susseguono da anni, quando? Ma chiedo anche al chi dovrebbe tutelarla quando garantirà i nostri diritti di padre e di figlia.
Mia figlia è un angelo in cerca di un sorriso. Quanto tempo pensate sia giusto negarlo ancora?
Le nostre anime e i nostri cuori smaniosi chiedono oggi il diritto di amarci, perché è oggi che abbiamo bisogno di sorrisi e di parole dolci.
Non vi è bastato rubarci l’infanzia assieme, distruggere la nostra normalità, togliere a mia figlia una crescita serena con denunce dimostratesi calunniose e infondate.
Non è bastato fermare per anni due cuori che battono all’unisono e toglierci i nostri sogni e l’ingenuità degli anni più belli. Ora continuate, invece che rimediare, a toglierci i nostri diritti!
Invece di favorire l’amore per rimediare e lasciarlo scorrere siete ancora lì a limitarlo, a comprimerlo, ad impedirlo con ogni ostruzionismo.
Ma io credo che per mia figlia sia un diritto creare un domani migliore, da oggi!
Mi avete rubato il diritto di preparare la colazione a mia figlia ogni giorno, di condividere la gioia di un film la sera, di osservare l’impronta del suo piccolo viso sul cuscino, un canto insieme, una corsa nel vento… ma poter finalmente fare delle videochiamate tramite internet ci permetterebbe almeno di cominciare a condividere qualcosa che non sia una voce di la di un filo.
Quando mia figlia da grande mi chiederà “dove sei stato papà?” io gli risponderò “Papà è sempre stato qui, ma non mi hanno permesso di amarti”. Mi scrollerò via di dosso tutto quello che di cattivo mi è stato detto portando con me quello che ormai si sa, cioè che io e mia figlia ci riprenderemo il giusto rapporto di amore che ci spetta e prenderemo finalmente un treno che come in una dolce canzone, va a “Paradiso città!”.
Su quel treno io mi prenderò il mio posto e mia figlia li seduta al mio fianco mi dirà “Papà destinazione Paradiso”, e guardandoci sorridendo tenendoci per mano metteremo alle spalle l’odio, i rancori, le vendette di adulti e “professionisti” troppo piccoli per comprendere il vero amore ed il calore ingiustamente causato a due vite.
Ci vuol poco per sentirsi più vicini. Ci vuol poco se qualcuno non te lo nega.
Rivendico il diritto alla felicità mia e di mia figlia e il diritto di riuscire a sentirla senza impedimenti come accaduto in questi anni e a poterci videochiamare. Chi ci nega questo commette un crimine contro l’umanità racchiusa nel cuore di un bimbo.”